Servizio civile in ADMO. Passaparola!
A settembre del 2009 ho iniziato il mio anno di servizio civile presso l’ADMO di Parma. Ho scelto questa realtà perché, già donatrice e volontaria attiva in AVIS, ho sempre desiderato conoscere dall’interno la vita di un’Associazione del dono.
Riassumo in breve quello che sono chiamata a fare, anche se la descrizione risulterà senza dubbio riduttiva, in quanto ogni giorno si imparano cose e si ricoprono sempre nuovi ruoli, cercando di valorizzare la mission delicata di questo mondo e di superare le criticità latenti e ormai comuni a molte associazioni di volontariato come quelle dovute a un mancato rinnovamento e ‘svecchiamento’. Vita d’ufficio, dunque, gestione della segreteria e della
comunicazione interna ed esterna a livello sia locale sia regionale.
Ma non solo. Incontri con le scuole, con i gruppi sportivi, desk informativi, organizzazione di eventi, sviluppo di nuove tecniche di sensibilizzazione, interessanti progetti complementari (come quello sulla donazione del sangue cordonale), intrecci strettissimi e iniziative condivise con le altre Associazioni del dono di cui sono entrata a far parte, come una sorta di trait d’union. Il tutto grazie al sostegno dell’ufficio e dell’Associazione, sempre presenti e attenti, sempre disponibili a insegnarmi con pazienza nuove cose. Ciò si sta rivelando un’importante occasione per formarmi e sperimentarmi in un contesto dove i rapporti umani si intrecciano di continuo.
L’aiuto verso chi è alla ricerca di una speranza di vita diventa il perno fondamentale, il motore e lo stimolo per essere sempre più entusiasti del piccolo-grande contributo che si dà.
Mi sento valorizzata. È come se ADMO avesse scommesso su di me e mi donasse uno scopo in più, facendomi sentire utile. Utile alla società, utile agli altri. Ammetto che all’inizio mi è stato difficile tracciare i contorni di ciò che significa essere in servizio civile: questo perché mi sono trovata catapultata in una realtà sorprendente e multisfaccettata, ricca di responsabilità e obiettivi da raggiungere, in cui mi sento una protagonista attiva, una pedina importante nella diffusione di un messaggio d’amore che non ha eguali: la difesa della vita.
Qui le idee e le proposte hanno terreno fertile e ciò che risulta molto stimolante è che non si è chiamati soltanto a ‘fare cose’, ma anche a entrare in relazione con le persone. Il servizio civile sta dunque diventando un’occasione per imparare a vivere concretamente – e sempre più – la logica della gratuità, smussando quei lati del mio carattere un po’ più rigidi, regalandomi la carica necessaria per credere in me stessa, nelle mie capacità. S’instaura così un’immensa rete che, tramite il passaparola (che è pure il titolo del mio progetto di servizio civile!) cerco, assieme agli altri, di alimentare sempre di più, sfruttando la maggior parte dei canali per arrivare a più persone possibili. Il mondo della donazione del midollo osseo è conosciuto, ma ancora non abbastanza, e il nostro contributo diventa fondamentale.
L’esperienza iniziata in ADMO mi sta dunque aiutando non soltanto ad amare ancora di più la vita, ma anche a credere che – fino a quando ci sono persone disposte a mettersi in gioco e a donarsi all’altro in un atto di estrema generosità – allora esiste speranza. Credo fermamente nella ricerca e grazie al servizio civile – anche se sono solo una piccola vite dell’ingranaggio… – ogni piccola azione, ogni contatto, ogni idea e ogni scommessa, ogni singola
persona con cui entro in contatto diventano una conquista, un insieme di tanti tasselli di vita che contribuiscono ad arricchire il mio bagaglio personale.
Un viaggio che non finisce mai!
Ecco, allora, che mi piace vedere il servizio civile come un mettersi in gioco arricchente, una chiara manifestazione di quanto a volte il dare e il donare coincidano con il ricevere a propria volta. Moltissimo.
Lucia Zoni