Se la coppia scoppia

 In DIRE, Uno psicologo per amico
di Luca Rousseau, psicologo

La vita di coppia è insita in ognuno di noi. Indipendentemente dal fatto che si abbia o no un compagno, nasciamo da una relazione di coppia e il dispiegarsi della vita di ogni individuo si colora continuamente di relazioni umane e di coppia. Tutti abbiamo nella nostra mente chiara e vivida l’immagine della coppia, ma arduo e difficile è descrivere che cosa sia la coppia. Molti artisti hanno cantato, scritto, dipinto l’unione estatica, i respiri, le vicissitudini dell’amore. Diversi psicologi, psicoterapeuti, antropologi hanno fatto dell’amore di coppia il proprio oggetto di studio cercando di individuare gli elementi fondativi,gli specifici oggettivi di questa relazione. Pur con differenze culturali e sociali, nella relazione di coppia vi è la condivisione tra i due partner di un investimento di natura affettiva. Di fronte agli ostacoli, alle difficoltà
della vita la coppia risponde a un bisogno di sicurezza, protezione, sostegno e compagnia. A definire la
coppia si aggiungono l’elemento sessuale e la stabilità del legame: quest’ultimo elemento non riguarda aspetti normativi o la fedeltà coniugale, bensì un progetto di vita che inserisce l’incontro di un momento in una temporalità prolungata. Il presente attuale, immediato viene sostituito da un futuro comune, condiviso.
La diagnosi tumorale di uno dei partner scuote l’identità individuale e mette a dura prova i delicati equilibri di coppia strutturati negli anni, costringendo il nucleo a trovare nuove configurazioni dello stare insieme. Complessi e diversi sono i comportamenti e le interazioni di coppia in risposta alla malattia, tante sono le variabili che entrano in gioco e distinguono ogni situazione come specifica.
La diagnosi di leucemia o di linfoma, per esempio, provoca smarrimento, angoscia, difficoltà di adattamento, depressione. Sentimenti di fragilità, ingiustizia, fallimento e rabbia nei confronti degli altri. Può accadere che il partner si senta preda di un sentimento passivo e che, in qualche modo, smetta di scommettere sul trattamento oncologico o lo rifiuti del tutto. Impaurita dalla malattia la coppia per proteggersi si ritira dai contatti con il mondo: evita riunioni e inviti, non organizza più cene, mantiene qualche contatto sporadico con pochi stretti familiari.
 
Qual è il segreto della felicità?
L’equilibrio che viene primariamente sollecitato è la vita sessuale. Cosa succede alla sfera sessuale dipende dallo stadio della malattia, dalla presenza dei sintomi, dagli effetti collaterali della chemioterapia o della radioterapia. Molti studi hanno messo in evidenza la diminuzione del desiderio sessuale nella coppia nei primi mesi dopo la diagnosi. La malattia e i trattamenti incidono profondamente sul fisico e sull’identità individuale. Un fisico diverso può generare vergogna, sentimenti di colpa e disagio. Dall’altra parte il partner sano può essere assalito proprio nell’intimità dalla preoccupazione, dalla paura della morte, dall’incapacità di poter dare aiuto. Alcuni pazienti possono sentirsi in colpa nel preoccuparsi della vita sessuale in un momento marcato dall’emergenza, dove sono la salute e la sopravvivenza gli elementi prioritari. Anche se in alcuni casi la vita sessuale nella coppia non è più tornata come prima, in altre situazioni, superata la crisi, l’intesa sessuale è diventata più intensa. Non ci sono formule per aiutare la coppia a ritrovare l’intesa sessuale, però possiamo affermare che il paziente ha necessità di sentirsi rassicurato sul fatto che è amato e desiderato come prima della malattia. Essenziale è ricercare una continuità, un ponte tra il prima della malattia e il dopo. Se il paziente faticasse ad attivare un processo di
riadattamento a un corpo cambiato, potrebbe richiedere consiglio a un medico o a uno psicologo per calare il problema in una prospettiva realistica e attivare dentro di sé le risorse per fronteggiarlo, perché
fino a quando non è in grado di accettare se stesso, può essere difficile recuperare una vita sessuale soddisfacente. Non è sempre facile parlare con il medico di argomenti concernenti la sessualità. Fatelo, la maggior parte dei medici si dimostrerà disponibile a rispondere a domande dirette. La malattia oncologica si svolge nel tempo, in un processo difficilmente lineare, perciò è importante che l’ammalato e la coppia conoscano bene le tappe principali che vanno ad influenzare la vita a due, toccando i ruoli e i vincoli del singolo. Questa discontinuità e la mancanza di previsioni sicure influenzano l’ambito del lavoro, il tempo libero, i progetti personali. Possono riaffiorare gli interrogativi riguardanti la propria scelta di vita e la realizzazione personale. Talvolta il paziente si sente spinto a fare un bilancio del tempo passato e ciò può anche generare in lui ansia e preoccupazione. I momenti di destabilizzazione sono normali e non necessariamente allarmanti, ma devono essere trattati all’interno della relazione di coppia in un impegno reciproco di maggiore consapevolezza per non lasciare sedimentare elementi inespressi che possono nel lungo periodo ingabbiare le emozioni, devitalizzando il rapporto di coppia.

Condividere, completamente
Trattare insieme questi interrogativi è un modo per riprendere a conoscersi. Soffermarsi su questi temi non riduce la possibilità di guarigione, bensì ridona slancio alla coppia rinforzando l’alleanza terapeutica
con l’equipe medica. Il partner colpito può avvertire una fragilità psichica e fisica che a volte dura nel tempo, indipendentemente dai trattamenti e dalla possibile guarigione. Questa percezione di una diversità continuativa può portare all’isolamento protettivo evitando l’incontro e lo scambio con il proprio partner. E quest’ultimo può interpretare la chiusura come un rifiuto per cui si allontana a sua volta. Nello specifico la malattia genera rabbia: l’ammalato ha l’impressione di non contare su nessuno, inconsciamente “fa pagare agli altri” il fatto di sentirsi inadeguato ad affrontare la situazione, quindi si arrocca in una posizione di recriminazione e rivendicazione. Un’altra reazione può essere il sentirsi in debito rispetto al compagno/a oppure in colpa perché responsabile della sua sofferenza, possono anche insorgere difficoltà economiche e un sentimento di solitudine. Per spezzare questi circoli viziosi che ingigantiscono il disagio portando alla rottura, è importante che la coppia possa esprimere al suo interno
i propri punti di debolezza, le ripercussioni della malattia, che cosa risulta essere insopportabile, se pensa di poter reggere la situazione e i trattamenti. Accade anche che queste difficoltà relazionali portino
il partner ammalato a intraprendere una relazione affettiva con una persona che ha vissuto o vive una situazione simile e si porta dentro lo stesso sentimento di fragilità. Per il partner sano si possono invece verificare problemi in ambito professionale o incontri sporadici sessuali con altre persone. In ogni caso è raro che sia la malattia la vera causa della crisi profonda di coppia, piuttosto l’ingresso sulla scena di una malattia grave svela una situazione difficile pre-esistente e porta alla luce il fatto reale che la relazione non funziona.

 
Per un consiglio o un parere, 
il dottor Luca Rousseau può
essere contattato all’indirizzo:
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