Midollo osseo, l’orgoglio dei donatori: parlano i numeri

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In aumento le donazioni e i nuovi iscritti Admo: “Ferrara ha fatto la parte del leone”

Sono 5.040 i nuovi potenziali donatori del 2016 in Emilia Romagna, dove solo Ferrara ne conta mille. A confermarlo è Rita Malavolta, presidente di federazione Admo che a livello regionale registra 31 donazioni rispetto alle 18 del 2015.

“Ferrara partiva da una situazione critica. Poi, in accordo con la Regione e con il dottor Eugenio Di Ruscio, abbiamo cominciato ad andare noi nelle scuole con i volontari Admo”. E’ con questa metodologia che nell’arco di due anni si è passati da 80 a 1064 donatori: l’opera di reclutamento ha permesso al Centro Donatori di Midollo di Ferrara l’invio di 27 campioni biologici ad altrettanti Centri Trapianto (16 italiani, 8 europei e 3 statunitensi), e 9 donazioni nel corso del 2016.

Sei dei 9 donatori, quasi tutti fra i 20 e i 26 anni, presenziano in conferenza dove ricevono un attestato e portano la loro testimonianza: “Non voglio sembrare superficiale ma per me è una cosa normale. Non fa male, non ha nessun tipo di conseguenza, è una cosa che tutti dovrebbero fare. Rispetto alla poca fatica che richiede, sembra quasi di non aver fatto un gesto così grande”.

Si tratta infatti di “salvare la vita a qualcuno – ci ricorda il dott. Antonio Cuneo – perché leucemia, ninfomi, mielomi e neurodisplasia sono tutte malattie che si possono curare con la semplice donazione di midollo osseo”. Il trapianto ‘allogenico’ (che non è cioè destinato ad un parente stretto, ndr) si effettua una sola volta nella vita, e si rimane a disposizione della persona a cui sarà destinato, nel caso (raro) che ne avesse bisogno una seconda. Diversamente per una parente stretto si può donare anche se si è già effettuata una donazione allogenica.

Il 2017 ha già fissate due donazioni, di cui una in Italia e una all’estero; risultato che si aggiunge alla convenzione con Unife (e che ha portato l’età quasi esclusivamente universitaria dei donatori) e al protocollo d’intesa con l’Università di Bologna. Per effettuare la donazione “non ci vuole per forza la sala operatoria”, perché una delle due modalità prevede la raccolta delle cellule staminali prelevate da sangue periferico; modalità che è stata applicata ad 8 dei 9 donatori presenti. In un caso è stato effettuato il prelievo direttamente da midollo osseo, ma “la scelta della modalità la dettano quasi sempre le condizioni del destinatario”.

Il profilo del donatore di midollo è similare a quello di sangue: buona salute, almeno 50 kg di peso e preferibilmente dai 18 ai 35 anni, fascia d’età in cui rientrano perfettamente i nuovi donatori 2016, ulteriore motivo di orgoglio del team Admo, “perché il trapianto di cellule staminali di persone giovani ha più probabilità di riuscita”.

Se sono infatti in crescita il numero di trapianti effettuati lo sono anche quelli avvenuti con successo, e questo “è conseguenza diretta dell’aumento dei donatori e cioè della disponibilità a trovare il donatore al momento giusto per effettuare il trapianto al momento giusto”. “Io ai ragazzi dico sempre che il nostro corpo è una piccola farmacia – racconta la referente provinciale di Admo Maria Teresa Grappa – una miniera d’oro che è un peccato lasciare inutilizzata per qualcuno che ne ha bisogno. Non so se il prossimo anno riusciremo a mantenere i numeri che abbiamo raggiunto; ma il motivo per cui ci battiamo è che non debba più esistere una persona che ha bisogno di un donatore e non lo trova. Per questo i numeri non bastano mai”.

fonte: estense.com

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