Leucemia, la sfida vinta di Veronica

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Da Mossa una storia di speranza e l’esempio di dieci giovani del paese che sono diventati donatori

Nella foto che la ritrae e che compare nella locandina che annuncia l’evento di domani a Mossa, Veronica mostra la lingua: alla malattia. L’immagine apparentemente provocatoria è in realtà il veicolo più efficace per diffondere il messaggio: con la donazione di midollo osseo si possono salvare tante vite. Lei, Veronica, è una delle vite salvate dalla generosità altrui. Lei è Veronica Maccagnan, una bella ragazza di trent’anni di Mossa. Un’esistenza serena fino a maggio del 2014. Poi, il buio.

Veronica, ci ripercorra la sua odissea.

«Il 7 maggio del ’14 mi è stata diagnosticata la leucemia. Sono stata ricoverata per sei mesi nella clinica ematologica dell’ospedale di Udine. Una degenza segnata da diverse complicazioni. Sono stata dimessa a fine novembre in attesa del trapianto del midollo osseo. Mi hanno richiamato il 3 dicembre, il 12 sono stata operata e il 23 gennaio dimessa».

Adesso come sta?

«Bene, ma come per tutti i tumori ci vuole tempo per ritenersi fuori pericolo».

Sapeva dell’esistenza della leucemia prima della sua disavventura?

«Sì perché mia nonna è morta di leucemia, patologia che non è geneticamente trasmissibile. Ma ignoravo le cure, le donazioni, cosa c’è dietro».

In cosa l’ha segnata la malattia e cosa le ha insegnato?

«Non mi ha segnata, mi ha insegnato che bisogna saper apprezzare tutte le piccole cose che la vita ci riserva. Non è stato un periodo facile, la degenza soprattutto. Potevano venire a trovarmi solo i miei genitori, mio fratello e il mio fidanzato. Dopo il trapianto sono rimasta in isolamento totale per molte settimane».

Ora è diventata una testimonial d’eccezione dell’Admo, l’associazione donatori midollo osseo. E a Mossa, suo paese, è successa una magia.

«A ottobre sono stata invitata a parlare della mia esperienza al centro di aggregazione Spazio Giovani. Ho raccontato ai ragazzi la mia storia. Hanno ascoltato e poi, dieci di loro, si sono messi a disposizione per la tipizzazione».

Cos’è la tipizzazione?

«Il deposito del proprio corredo genetico per entrare in banca dati internazionale e mettersi a disposizione per un eventuale donazione del midollo. Ne è uscita una tipizzazione di massa, fatto unico a livello nazionale che contraddistingue non solo un piccolo paese come Mossa ma tutta la provincia».

È doloroso il dono del midollo?

«No affatto, e questo è un mito da sfatare. Io mi sottopongo ogni mese a un prelievo e non ho problemi. Corro, cammino, vivo come niente fosse. Attenzione, parliamo di prelievo di midollo osseo non di quello spinale. Quello è un’altra cosa».

Bravi però i ragazzi di Mossa.

«Bravi? Meravigliosi. Ragazzi dai 18 ai vent’anni convinti di
mettersi a disposizione degli altri. Un esempio da seguire, speriamo».

Perché è diventata una testimonial dell’Admo, non ne ha abbastanza della leucemia?

«A me hanno donato tanto: sangue, piastrine, cellule staminali. Ora tocca a me ricambiare».

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