“La vita è come una scatola di cioccolatini…”
Sono passati ormai tredici anni, trascorsi tra ansie, gioie, delusioni, angosce, paura… Paura del domani, delle terapie, degli esami dolorosi, della morte. Un periodo durissimo che mi ha tolto e mi ha dato. La mia felicità di ragazzina, la mia adolescenza, quelle sono andate via ma, in cambio, ho avuto la forza, il coraggio di combattere, vincere e sorridere alla vita. Così sono diventata grande tanto da non arrendermi mai davanti alle difficoltà quotidiane e da non temere la morte che, sembrerà strano, fa parte della vita e delle regole del gioco.
Quante volte ho pregato e implorato il Cielo! Talvolta mi sembrava che nessuno mi ascoltasse e altre di avere delle risposte, ma ogni volta avvertivo la presenza di Dio vicino. Tutto cominciò nel 1994. Un po’ di astenia, il pallore ed i linfonodi gonfi furono i primi segni di ciò che mi stava capitando: leucemia. Cos’è? Andavo alla ricerca di libri, enciclopedie per capire, sapere fino a comprendere che si trattava di un tumore, parola troppo grossa per una ragazzina, un maledetto tumore che ti indebolisce, che ti fa stare male psicologicamente e moralmente, che ti trasforma. Un giorno i miei capelli, allora rossi, non incorniciarono più il mio viso. È stato difficile convivere con la malattia e i commenti della gente: “Oh! Povera ragazza… senza capelli! E com’è gonfia…” (se solo avessero saputo quanto cortisone ho assunto). “Esce con una mascherina bianca sul viso, sarà contagiosa?” (se solo avessero saputo quanto i loro germi potevano essere pericolosi per me). Cento volte ho pensato perché proprio a me? La risposta non arrivava sino a quando è venuto Dio stesso a portarmela: Dio divenne uomo, si vestì di dolore, un dolore silenzioso, atroce, un dolore troppo grande per essere umano, un dolore divino. E in quel male ho trovato una soluzione alla mia sofferenza: è tornata la luce e ho capito che l’universo di oscurità è destinato a diventare sempre luminoso, che i pensieri tenebrosi non hanno il diritto di prevalere perché al nostro fianco c’è sempre Dio, che ha un cuore grande, paziente, generoso e ci sostiene nelle sofferenze regalandoci la fiducia, la pazienza ed il coraggio per affrontare il pericolo.
Solo chi ha il cuore puro e semplice ed è provato dalla sofferenza conosce il vero volto di Gesù, che è colui che illumina i momenti bui della nostra vita. È scattata in me la molla e ho capito che disperarsi era inutile! Armata del mio solo di coraggio ho accettato tutte le cose a cui venivo sottoposta ed ho cercato il più possibile, col consenso dei medici, di condurre una vita normale ed è proprio per questo che ho vissuto questi lunghi anni con un po’ di tranquillità.
Terapie, finite, e poi controlli. La normalità. Fino a quando la malattia non si è ripresentata ancora più aggressiva. Con una terribile clausola: un trapianto di midollo osseo o la fine. Mi sono rivolta a Dio, l’ho implorato, ed è comparsa nuovamente in me quella forza che già conoscevo e che mi ha spinto a continuare la lotta. È stata dura. Sono anche entrata in depressione, ho interrotto tutti i contatti con gli amici e i parenti, non volevo vedere nè sentire più nessuno. Fino a quando, un giorno, sul finestrone della mia camera – quella vetrata che mi isolava dal mondo – mia sorella mise un foglio con una scritta: “PENSA POSITIVO”. Mia sorella mi ha donato pure il suo midollo osseo. Non tutti hanno questa fortuna. Della malattia oggi mi rimane il ricordo e qualche cicatrice. Ancora una volta sono riuscita a vincere, a combattere e a sorridere nuovamente alla vita. Una gran bella soddisfazione!
Quante volte ho pregato e implorato il Cielo! Talvolta mi sembrava che nessuno mi ascoltasse e altre di avere delle risposte, ma ogni volta avvertivo la presenza di Dio vicino. Tutto cominciò nel 1994. Un po’ di astenia, il pallore ed i linfonodi gonfi furono i primi segni di ciò che mi stava capitando: leucemia. Cos’è? Andavo alla ricerca di libri, enciclopedie per capire, sapere fino a comprendere che si trattava di un tumore, parola troppo grossa per una ragazzina, un maledetto tumore che ti indebolisce, che ti fa stare male psicologicamente e moralmente, che ti trasforma. Un giorno i miei capelli, allora rossi, non incorniciarono più il mio viso. È stato difficile convivere con la malattia e i commenti della gente: “Oh! Povera ragazza… senza capelli! E com’è gonfia…” (se solo avessero saputo quanto cortisone ho assunto). “Esce con una mascherina bianca sul viso, sarà contagiosa?” (se solo avessero saputo quanto i loro germi potevano essere pericolosi per me). Cento volte ho pensato perché proprio a me? La risposta non arrivava sino a quando è venuto Dio stesso a portarmela: Dio divenne uomo, si vestì di dolore, un dolore silenzioso, atroce, un dolore troppo grande per essere umano, un dolore divino. E in quel male ho trovato una soluzione alla mia sofferenza: è tornata la luce e ho capito che l’universo di oscurità è destinato a diventare sempre luminoso, che i pensieri tenebrosi non hanno il diritto di prevalere perché al nostro fianco c’è sempre Dio, che ha un cuore grande, paziente, generoso e ci sostiene nelle sofferenze regalandoci la fiducia, la pazienza ed il coraggio per affrontare il pericolo.
Solo chi ha il cuore puro e semplice ed è provato dalla sofferenza conosce il vero volto di Gesù, che è colui che illumina i momenti bui della nostra vita. È scattata in me la molla e ho capito che disperarsi era inutile! Armata del mio solo di coraggio ho accettato tutte le cose a cui venivo sottoposta ed ho cercato il più possibile, col consenso dei medici, di condurre una vita normale ed è proprio per questo che ho vissuto questi lunghi anni con un po’ di tranquillità.
Terapie, finite, e poi controlli. La normalità. Fino a quando la malattia non si è ripresentata ancora più aggressiva. Con una terribile clausola: un trapianto di midollo osseo o la fine. Mi sono rivolta a Dio, l’ho implorato, ed è comparsa nuovamente in me quella forza che già conoscevo e che mi ha spinto a continuare la lotta. È stata dura. Sono anche entrata in depressione, ho interrotto tutti i contatti con gli amici e i parenti, non volevo vedere nè sentire più nessuno. Fino a quando, un giorno, sul finestrone della mia camera – quella vetrata che mi isolava dal mondo – mia sorella mise un foglio con una scritta: “PENSA POSITIVO”. Mia sorella mi ha donato pure il suo midollo osseo. Non tutti hanno questa fortuna. Della malattia oggi mi rimane il ricordo e qualche cicatrice. Ancora una volta sono riuscita a vincere, a combattere e a sorridere nuovamente alla vita. Una gran bella soddisfazione!
Antonella Massenzio
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