Etica del quotidiano

 In FARE, Iniziative
 di Enrico Lanciotti, presidente dell’Ordine Provinciale Medici Chirurghi e Odontoiatri di Pescara

“L’iniziativa è nata per inserirsi nel solco dell’etica del quotidiano: promuovere la cultura della donazione per lasciare un segno nella società. Come medici, infatti, crediamo di poter dare un utile apporto all’informazione su pratiche di solidarietà, che vadano al di là del dovere civico per sconfinare nel necessario impegno attivo di ognuno di noi. Dopo i manifesti dedicati alla donazione del sangue e del cordone ombelicale, con il terzo abbiamo voluto diffondere l’informazione sulla donazione del midollo osseo e, prossimamente, dedicheremo il quarto manifesto alla donazione degli organi. Nel manifesto sulla donazione del midollo osseo, per esempio, abbiamo spiegato per quali patologie rappresenti un potente alleato, chi può diventare donatore, a chi rivolgersi per saperne di più e, di conseguenza, abbiamo creato il collegamento diretto a ADMO. I manifesti sono allegati al notiziario inviato ai medici chirurghi e odontoiatri iscritti all’Albo della provincia di Pescara, ovvero tremila professionisti (medici di famiglia e specialisti) che provvedono ad affiggere i manifesti – in uno spazio ben visibile da tutti – nelle sale d’attesa dei loro ambulatori e degli ospedali, negli studi.
Sappiamo che i medici hanno recepito al meglio il messaggio che abbiamo voluto promuovere attraverso i manifesti, ma sappiamo pure che per formare una cultura della donazione nella società è necessario operare anche su altri fronti. Intanto, la realtà quotidiana ci dice che se donare sangue non costituisce un problema per alcuno, per la donazione del cordone ombelicale ci vorrebbe, forse, una maggiore sensibilizzazione prima dell’ingresso in sala parto; della donazione degli organi si parla con molta cautela perché viene associata automaticamente alla morte, mentre il dono del midollo osseo è ancora percepito come qualcosa di traumatico. Certo, considerando il rapporto di fiducia che s’instaura tra il medico di famiglia e i propri pazienti, per esempio, il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe investire sui propri professionisti, chiedendo loro – anche in termini contrattuali – di promuovere la cultura della
donazione: questo implicherebbe un’adeguata formazione del medico alla quale corrisponderebbe, di conseguenza, la consapevole informazione del paziente. E poi, bisognerebbe incentivare sempre di più la formazione di una cultura della donazione nelle scuole, attraverso la sensibilizzazione dei giovani che si preparano a diventare protagonisti attivi e adulti della società”.

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