Ehi, tu… Hai midollo?

 In FARE, Iniziative

Ehi, tu… Hai midollo? Questo lo slogan che accompagnerà il grande evento nazionale di sensibilizzazione per il reclutamento di nuovi donatori, giovani e giovanissimi. I volontari ADMO saranno supportati dai clown che fanno volontariato nelle strutture ospedaliere. Quando? Il 24 settembre 2011. Dove? Nelle piazze delle maggiori città italiane

 

 

Tutto è cominciato un giorno grigio e piovoso. Sabato 18 settembre del 2010, per l’esattezza, a Genova. ADMO Liguria ha organizzato una giornata di sensibilizzazione per la donazione del midollo osseo in collaborazione con i Pagiassi (ovvero ‘volontari clown in corsia’, per usare un’espressione presa in prestito proprio dalla loro presentazione istituzionale. L’iniziativa era stata pubblicizzata, a livello locale, con un manifesto che chiedeva “Ehi, tu… Hai midollo?” e invitava tutti i giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni a recarsi in piazza De Ferrari e Porto Antico dalle 10 alle 19 per eseguire un semplice prelievo di sangue. A loro disposizione, le emoteche mobili per prelievo e raccolta sangue, medici, volontari ADMO, Avis, Fidas e i Pagiassi, con il compito di coinvolgere e intrattenere la gente che si fermava per capire quale fosse la ragione di quella allegra e colorata ‘circo… stanza’!

Il 18 settembre l’obiettivo era molto chiaro – reclutare 150 nuovi donatori in una giornata – anche se le perplessità continuavano a moltiplicarsi, considerando che si trattava della prima esperienza.

E così mentre i volontari di ADMO Liguria, Avis e Fidas spiegavano alle persone interessate come, con un gesto semplicissimo, potevano far riagguantare la vita a un bambino, un giovane, una donna, un uomo, i 60 clown operativi a Genova facevano volantinaggio lungo le strade della città, intrattenevano in piazza adulti e bambini, cercavano – tra il serio e il faceto – aspiranti donatori tra i passanti. Non solo! Perché ad attirare la gente in piazza è stata anche la presenza di un noto coro gospel. Così, tra un canto e un gioco, la testimonianza di un donatore ADMO e le parole intense di un trapiantato, all’interno del grande gazebo messo a disposizione dalla sezione genovese della Croce Rossa Italiana (perché, a un certo punto, la pioggia è diventata una specie di diluvio…) sono state raccolte le adesioni di 142 potenziali donatori (soltanto 11 di loro sono stati ritenuti non idonei dai medici). E siccome, nonostante la pioggia e la coda di due ore, alcuni giovani non avevano potuto eseguire il prelievo, tra il 19 settembre e il 30 ottobre sono stati tipizzati – in ospedale – e iscritti altri 59 potenziali donatori che, proprio in quella piazza, avevano promesso di farlo.

Alla luce di un simile risultato ha iniziato a farsi strada l’idea di trovare una nuova strada alternativa alla sensibilizzazione tradizionale promossa da ADMO, per arrivare alla messa a punto di un progetto in cui saranno coinvolte tutte le sedi regionali di ADMO (dal Nord al Sud dell’Italia): indire una giornata nazionale (concretizzata in sabato 24 settembre del 2011) in cui i volontari ADMO attivi nelle diverse regioni – supportati dai clown – incontreranno i giovani nelle piazze e con la collaborazione di medici e volontari Avis e Fidas li inviteranno a farsi tipizzare. 

Ma conosciamo meglio questi clown così speciali. I Pagiassi sono clown di corsia: con i loro volontari portano un sorriso a chi si trova in ospedali, case di riposo e di accoglienza, strutture in cui la loro allegria può alleviare il disagio di chi vi si trova. Un’associazione di volontariato, regolarmente iscritta all’Albo regionale della Liguria. Non sono clown professionisti, anche se molti Pagiassi hanno al loro attivo esperienze formative nel settore e molti altri sono occupati, con mansioni ben diverse, nel socio-sanitario. Sono clown con passione e serietà, però, preparati attraverso uno stage iniziale di tre giorni, continui ‘allenamenti formativi’ e un tirocinio di 100 ore prima di diventare a tutti gli effetti un clown di corsia. Per loro è importante conoscere tecniche di mimo, improvvisazione, comunicazione verbale e non verbale, burattini, favole e tutto ciò che fa parte del bagaglio di un clown, ma anche e soprattutto un approccio corretto con il paziente e con le strutture sanitarie. Con garbo e discrezione entrano in queste strutture per donare un sorriso a chi soffre, consapevoli che la capacità di distrarre la mente dal dolore mediante una risata può diventare strumento efficacissimo di guarigione o, comunque, di speranza per il paziente.

Non sono dottori, anche se le loro divise sono camici simili quelli dei medici ma… colorati all’inverosimile, personalizzati da ognuno di loro con l’aggiunta di ciucci, papillon enormi, cravatte sgargianti, pantaloni larghi multicolori, stetoscopio, siringhe, pettini giganti. E, soprattutto, l’immancabile naso rosso. Colorano l’ambiente ospedaliero, ma la loro allegria non supera mai i confini del buonsenso e l’eventuale rifiuto: se un paziente non li vuole (e accade, anche se molto raramente) si limitano a un saluto e, sempre se vuole, gli lasciano un palloncino colorato, come segno della loro disponibilità affettiva alla sua sofferenza.

Spesso ai Pagiassi non basta ‘clowneggiare’ con il paziente: parenti e personale ospedaliero diventano loro complici, affiancandoli durante le gag anche per trovare la chiave giusta nel rapporto con il malato. L’ingresso nelle stanze è già di per sé un momento importante: ottenuto il permesso di farlo (e avute indicazioni precise sulle stanze in cui è meglio non disturbare) entrano… nelle maniere più stravaganti possibili. Unico punto fermo: si presentano, chiedono il nome, a volte l’età, altre volte il numero di scarpa… mai, però, la patologia che sta curando. Durante la loro visita in qualità di ‘medici clown’ i pazienti sorridono e i parenti in visita ritrovano spesso – proprio in quel sorriso – il coraggio per affrontare un cammino di guarigione difficile.

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