Una lettera al donatore di mio papà
Caro donatore israeliano senza nome,
probabilmente non sai chi io sia e neppure io so chi sei tu, ma quel poco che so su di te, è che tu, persona alla mia vista sconosciuta, hai compiuto un gesto di gentilezza che poteva aver salvato la vita di mio padre. Esatto, adesso penso che avrai capito chi sono. Piacere, sono la figlia di colui a cui hai donato il midollo osseo, un gesto “piccolo” e in amore, che poteva salvare la vita di mio padre, anche se non è andata così, ma facciamo un passo alla volta.
Vorrei iniziare a “parlarti” della nostra esperienza con questa malattia fino a ieri. Papà era da due anni che aveva una malattia al sangue, precisamente al midollo osseo e passava un mese in ospedale e uno a casa per fare la terapia sperando che funzionasse e che sarebbe guarito presto. Un giorno però dell’estate del 2019 circa un anno dopo l’inizio di questa avventura che ci segnerà la vita per sempre, ci chiamò l’ospedale dicendoci che la terapia non funzionava più e che doveva fare il trapianto. Quel giorno e quelli a seguire furono giorni bui perché tutti quanti sapevamo che il trapianto non era facile da superare e più ti mettevi a leggere informazioni al riguardo più la tua rabbia, paura e dolore salivano.
Io però ho sempre cercato di nasconderlo. Fin da quando è arrivata la malattia, ho sentito il dovere dentro di me di essere ottimista e positiva per papà. Se non ci fossi stata io a fare le battutine divertenti o a strappargli un sorriso raccontandogli le mie avventure, probabilmente si sarebbe sentito sempre più intrappolato in questo pozzo senza fine. Più di una volta gli ho raccontato delle bugie su come stavo e di come spesso non mi trovavo bene in classe. Però dovevo farlo! Per non preoccuparlo, per mostrargli che stavo bene e che gli ero accanto e non mi pento per niente di questo.
Successivamente dopo un mese circa di ricerca di un donatore, arrivi tu: la nostra speranza, il nostro scorcio di luce dopo la tempesta. Ed è qua che ho capito che io non conosco nessun altro segno di superiorità nell’uomo che quello di essere gentile. Perché la gentilezza è un atto così importante che può arrivare a salvare delle vite.
Non so come ringraziarti per quello che hai fatto, non esistono parole al mondo che mi vengono in mente per farti capire che senza di te le speranze di vita per mio padre erano basse. Verrai sempre ricordato da tutta la mia famiglia come un esempio, perché nella vita non bisogna sempre pensare a se stessi, ma imparare anche a donare agli altri.
Infine per concludere questa brutta esperienza, un mese dopo aver fatto il trapianto mentre sembrava andasse tutto bene lui ci lasciò per infarto. Probabilmente adesso pensi che ti abbia preso in giro, ma non è così, ci tenevo comunque a dirti grazie perché persone così gentili come te al mondo ce ne sono poche e ne abbiamo sempre più bisogno. La donazione, questo è un vero gesto gentile, d’amore che ci fa capire le cose importanti della vita, un atto che prima di questo periodo non conoscevo neanche e non capivo la sua importanza. Tante persone al mondo stanno male, ma fino a quando non apri entrambi gli occhi verso il mondo o non provi esperienze simili penserai che il dolore e la sfortuna siano un’influenza, un voto rosso… senza capire che veramente al mondo ci sono persone che stanno molto peggio di noi.
La vita spesso è ingiusta soprattutto con le persone più buone, ma vuol dire che era destino perché dopo tutto se ripenso agli ultimi periodi, mi viene da piangere. Ho conosciuto un papà buono, che non parlava mai male di nessuno, disponibile e che puntava sempre in alto, ma soprattutto che amava la sua famiglia e che ogni domenica voleva passarla con noi forse perché sapeva che sarebbe stato qua poco.
Grazie donatore per tutto. Un bacio.
Arianna