Donare e diventare davvero grandi
di Letizia Lombardini,
responsabile Area Trapianti Cellule Staminali Emopoietiche del CNT
Da oltre cinquant’anni, la scienza ha scoperto come combattere gravi malattie, che spesso – se non curate nella maniera adeguata – sono causa della morte di bambini e adulti. E la cura per molte di queste malattie è legata proprio alla disponibilità di un donatore di cellule staminali emopoietiche, che permette al paziente di essere sottoposto a un trapianto di midollo.
Spesso, quando sentiamo parlare di leucemia, pensiamo che malattie come questa possano colpire solo gli altri, non noi stessi o i nostri cari. La leucemia, come altre malattie del sangue, sovente non dà sintomi evidenti, ma si manifesta senza preavviso: il giorno prima la nostra vita è del tutto normale, ci alziamo dal letto, andiamo a lavorare, la sera torniamo a casa dalla nostra famiglia, forse talvolta anche un po’ annoiati dalla monotonia del quotidiano… Ma poi, un giorno, accade qualcosa.
Per esempio, il telefono squilla e dall’altra parte riconosciamo la voce di un amico che, in lacrime, ci racconta una triste storia: suo figlio è stato ricoverato d’urgenza in ospedale durante la notte, lo stesso bambino che il giorno prima giocava con il nostro, nel campetto da calcio vicino a casa. E dopo una notte di incertezze e dubbi, di paura e speranze, la diagnosi da parte dei sanitari: leucemia, una parola che continua a martellare il nostro povero cervello, che sembra essere troppo piccolo per poterla contenere.
Dopo il torpore, il risveglio
A quel punto la nostra coscienza si sveglia dal torpore in cui, fino a un attimo prima, si trovava, si scrolla di dosso l’apatia e la distanza che spesso vengono a crearsi tra noi e gli altri. Cominciamo a darci da fare, telefoniamo a chiunque possa fornirci informazioni, ci colleghiamo a Internet e scopriamo che la maniera per essere utili è quella di donare il proprio midollo osseo. Ma perché dobbiamo sentirci chiamati in causa solo quando le cose ci coinvolgono direttamente? Io non credo che sia un problema di egoismo, ma probabilmente solo un problema d’informazione.
Tutti noi abbiamo la necessità di essere rassicurati nelle scelte che facciamo, da quelle più banali a quelle più importanti, soprattutto se riguardano la nostra salute. È normale, così com’è normale avere titubanze e incertezze nel momento in cui si tratta di ‘dare’ qualcosa che fa parte di noi. Quando si parla di donazione delle cellule staminali emopoietiche, a differenza di ciò che normalmente accade per la donazione di organi, il donatore è una persona vivente e sana, per cui le implicazioni sia etiche sia sanitarie risultano ancora più complesse. Il donatore di midollo viene seguito passo dopo passo nel suo percorso: dal momento in cui decide di mettersi a disposizione degli altri, uno staff medico si occupa di informarlo su tutte le fasi della donazione.
Nel caso in cui risulti compatibile con un paziente, viene sottoposto ad accurati esami medici, in grado di stabilire la reale idoneità a effettuare la donazione. Qualsiasi esame fuori range, oppure qualsiasi condizione patologica permanente o transitoria che possa mettere a rischio la salute del donatore, viene attentamente valutata! Il donatore continua a essere seguito anche dopo la donazione, con controlli periodici per valutare qualsiasi tipo di variazione del suo stato di salute.
Massima tutela del donatore
La rete dei trapianti può continuare a crescere e ad assicurare possibilità curative a un numero sempre maggiore di pazienti esclusivamente se continua ad essere credibile agli occhi di quelle persone che affidano la propria vita e la propria incolumità a un sistema.
Fino a pochi anni fa la donazione di cellule staminali emopoietiche poteva essere effettuata solo attraverso il prelievo di sangue midollare, procedura che prevedeva un intervento chirurgico ed una anestesia generale o spinale. Oggi la donazione può essere effettuata attraverso altre modalità, che per il donatore adulto prevedono la raccolta di cellule staminali dal sangue periferico.
Questo tipo di raccolta viene effettuata dopo somministrazione di un fattore di crescita, che stimola il midollo osseo (sede in cui le cellule staminali si sviluppano) ad abbandonare il midollo e a riversarsi nel sangue periferico, dal quale possono essere raccolte attraverso particolari macchine, ovvero separatori cellulari che vengono utilizzati anche per la raccolta di piastrine e plasma.
Anche i neonati possono donare
Esiste poi anche un’altra modalità di donare le cellule staminali e questa possibilità è appannaggio del neonato. Dopo la nascita del bambino, infatti, è possibile raccogliere il sangue contenuto nel cordone ombelicale, ricco di cellule staminali, che possono essere utilizzate per effettuare la procedura trapiantologica. In tutte le modalità di donazione descritte è necessario che il donatore venga tutelato, adulto o neonato che sia. Il mondo scientifico e medico è ben consapevole della necessità di mantenere la propria attenzione ai dubbi e alle remore dei potenziali donatori, fornendo una corretta informazione, oltre che ad assicurare la massima professionalità e competenza.
Qualunque nostra azione, scaturita dal bisogno o da una nostra volontà, può determinare un sentimento di sconcerto o paura, ma le motivazioni che ci spingono ad agire devono essere supportate da solide certezze, che si basano su inconfutabili evidenze. Molto spesso si parla di quanto sia difficile sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a un problema o a una situazione, ma credo che la cosa più importante sia trovare la giusta modalità di comunicare un bisogno e una necessità che non coinvolgono pochi, ma tutti quanti. Quando si decide di donare, il dono più grande non lo si fa solo alla persona che ne ha bisogno, ma soprattutto a noi stessi. Si cresce, si diventa grandi e soprattutto si acquisisce quella consapevolezza, spesso dimenticata, di essere uomini tra gli uomini. La diffusione della cultura della donazione, intesa come solidarietà della vita e consolidamento dei legami civili, è fondamentale affinché venga garantita a tutti la possibilità di accedere a un adeguato trattamento terapeutico.