Covid-19 nei pazienti ematologici. I risultati dello studio italiano pubblicato su “The Lancet”
La fase avanzata della patologia ematologica rappresenta uno dei principali fattori di rischio di morte in caso di contagio da Covid-19. Lo conferma uno studio italiano, promosso dalla SIE (la Società italiana di ematologia), che è stato pubblicato sulla rivista “The Lancet Haematology” e che ha permesso di evidenziare come nel periodo tra febbraio e maggio 2020 circa il 37% dei pazienti ematologici sia deceduto a seguito degli effetti del virus.
La ricerca ha coinvolto pazienti adulti (dai 18 anni in su) con diagnosi di neoplasia ematologica, ricoverati in 66 ospedali italiani tra il 25 febbraio e il 18 maggio 2020, con Covid-19 sintomatico e confermato in laboratorio. Il risultato primario era la mortalità e la valutazione dei potenziali parametri predittivi di mortalità. Sono stati arruolati 536 pazienti con un follow-up mediano di 20 giorni: 440 (98%) dei 451 pazienti ospedalizzati hanno completato il corso ospedaliero (sono stati dimessi o sono deceduti). Ben 198 (37%) dei 536 pazienti sono morti. Se confrontato con la popolazione italiana generale con Covid-19, il rapporto di mortalità standardizzato è stato del 2,04% nell’intera coorte dello studio e 3,72% negli individui di età inferiore ai 70 anni. Quando confrontato con la coorte non Covid-19 con neoplasie ematologiche, il rapporto di mortalità standardizzato era pari al 41,3%. Età avanzata, stato di malattia progressiva, diagnosi di leucemia mieloide acuta, linfoma non-Hodgin indolente, linfoma non-Hodgkin aggressivo o neoplasie plasmacellulari e Covid-19 grave o critico, sono stati associati a un peggioramento della sopravvivenza. Sono state 66 invece le unità di ematologia coinvolte in Italia.
Lo studio ha dimostrato che l’immunodepressione provocata dalla malattia che interessa il midollo, l’organo che produce le difese immunitarie, espone i pazienti a maggior rischio di morte se contagiati dal Covid-19.
Il rispetto delle regole, come l’uso della mascherina per i familiari e il tampone per ogni paziente prima del ricovero, sono state le raccomandazioni più frequenti nei confronti dei pazienti sotto esame.
Tuttavia, il recente aumento dei casi di positività sta dimostrando come basti davvero poco per rendere vano il sacrificio e l’impegno che tantissime persone hanno attuato durante il lockdown: territori a noi vicini come la Francia stanno riducendo i posti letto per terapie salvavita come i trapianti di midollo o le CAR-T, in vista di un ulteriore intensificarsi dell’aggressività del virus.